Negli ultimi anni si parla sempre più spesso di Cloud Computing e di Software as a Service (SaaS). Nuove tecnologie che saranno il futuro dell'informatica, dicono gli slogan. Chi si occupa di marketing cerca di vendere nuove piattaforme e sistemi che...
... in realtà, sotto sotto, a parte qualche particolarità tecnologica, non hanno nulla di diverso rispetto a ciò che già c'era nel panorama informatico.
Software as a Service, ovvero software (programmi) offerti come servizi (online) e non come programmi che funzionano localmente nei propri PC (esiste da quasi 10 anni).
Cloud computing, utilizzo di sistemi di calcolo molto potenti e scalabili, analogo, o comunque molto simile al Grid computing. Si cerca di vendere questa tecnologia spesso come piattaforma sulla quale distribuire i SaaS.
Principalmente, rispetto a qualche anno fa, abbiamo solo una differenza: la possibilità di gestire e distribuire in maniera dinamica e personalizzabile le capacità di calcolo e di memorizzazione per i diversi software che sono in esecuzione su un sistema di calcolo distribuito.
Mentre prima si preferiva gestire uno o più application server/service in una struttura hardware dedicata, ora il substrato hardware è "virtuale". In pratica è stato aggiunto un livello di complessità maggiore per fare le stesse cose di una volta, per la gioia del marketing.
A parte l'ironia gratuita, ci sono certamente dei vantaggi a livello tecnologico ed economico: chi sviluppa SaaS ha a disposizione una piattaforma di lavoro potenzialmente più flessibile e la distribuzione di questi servizi (non più software quindi) è un problema che è stato eliminato: centralizzando il servizio non è più necessario installare il software nei client.
Non si tratta degli unici vantaggi, anzi, ce ne sono molti altri. Però, in questo articolo, voglio solo sottolineare un semplice fatto: ancora una volta, dopo anni che già si utilizza una tecnologia, una operazione di marketing svolta con prepotenza da parte di grandi aziende, come Google, Amazon, Microsoft e IBM, fa credere al mercato che i "nuovi" prodotti siano originali e non una semplice conferma di un trend che già esisteva.
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